SINTOMI URINARI

Essi vengono distinti in sintomi della fase di riempimento vescicale, della fase di svuotamento vescicale e della fase post-minzione.

Tra i sintomi della fase di riempimento, il più frequente è sicuramente l‘incontinenza urinaria, che viene definita come la perdita involontaria di urina. Ne soffrono in Italia circa 3 milioni di individui, per la maggior parte donne.

Vengono distinte tre forme:

1. l’incontinenza urinaria da sforzo o da stress, che si verifica durante uno sforzo intenso come tossire, starnutire, soffiarsi il naso, sollevare un peso, oppure lieve, come camminare o fare le scale. E’ tipica dei soggetti di sesso femminile e si presenta frequentemente nel periodo post partum e nella menopausa.

2. l’incontinenza urinaria da urgenza, presente in concomitanza di un impellente ed improcrastinabile bisogno di mingere e tale da impedire al soggetto di raggiungere la toilette in tempo utile;

3. l’incontinenza urinaria mista, dove sono presenti i sintomi di entrambe le forme.

Appartengono ai sintomi della fase di svuotamento anche l’urgenza urinaria (improvviso irresistibile desiderio di urinare, difficile da procrastinare), la frequenza urinaria (definita anche “pollachiuria”, è riferita dal paziente come lo svuotamento minzionale quotidiano troppo frequente; è utile ricordare che il numero di minzioni giornaliere considerate normali è al massimo di 7), la nicturia (necessità di svegliarsi una o più volte durante la notte per mingere).

I sintomi della fase di svuotamento riguardano le difficoltà riferite dal soggetto relative al momento della minzione: quando è difficile iniziarla (esitanza), oppure il manifestarsi di flusso urinario debole e/o intermittente durante tale momento, oppure l’utilizzo della forza dell’addome per spingere fuori l’urina (torchio addominale).

Fanno parte dei sintomi post minzionali il senso di incompleto svuotamento vescicale e il gocciolamento post minzionale (perdita involontaria di urina immediatamente successiva al termine della minzione, solitamente dopo aver lasciato la toilette).

SINTOMI COLO-PROCTOLOGICI

Sono rappresentati da:

  • incontinenza ai gas e/o alle feci, definita come la perdita involontaria di gas e/o feci solide o liquide. E’ un sintomo altamente invalidante per la qualità di vita ed è probabilmente più frequente di quanto si possa ipotizzare, data la difficoltà nel comunicare al personale sanitario di riferimento questo sintomo;
  • stipsi o costipazione; consiste nella difficoltà ad evacuare le feci e può riguardare la frequenza, la difficoltà al momento dell’espulsione o entrambe. E’ considerato normale un numero di evacuazioni comprese tra 2 al giorno e 2 alla settimana. La stipsi può dipendere da una ridotta motilità dell’intestino e/o da una dissinergia muscolare del pavimento pelvico, o meglio del fascio pubo-rettale che circonda e chiude il canale anale. Esso durante la defecazione dovrebbe rilassarsi, permettendo la fuoriuscita delle feci, ma in alcuni casi questo fenomeno non avviene e il soggetto, pur avvertendo lo stimolo, non riesce a defecare, oppure residua dopo la defecazione una fastidiosa sensazione di non completo svuotamento;
  • dolore ano-rettale (per ulteriori informazioni vedi Sindrome del dolore pelvico cronico.
  • prolasso ano-rettale (per ulteriori informazioni vedi Prolasso degli organi pelvici).

SINTOMI GINECOLOGICI

Vengono compresi tra questi il prolasso degli organi pelvici e le disfunzioni sessuali femminili.

Il prolasso degli organi pelvici consiste nella discesa verso il basso di uno o più organi della pelvi. A seconda dell’organo disceso, il prolasso viene chiamato cistocele (vescica), isterocele (utero), rettocele (retto), enterocele (anse intestinali). Il prolasso degli organi pelvici è un patologia tipicamente femminile.

I sintomi avvertiti dalla paziente sono: senso di protrusione vaginale (la paziente percepisce al tatto una “pallina” che protrude dal canale vaginale verso l’esterno), senso di peso in zona genito-anale e/o al basso ventre; questi sintomi possono accentuarsi nelle ore serali e in occasione di lavori pesanti. Talvolta può essere presente difficoltà alla defecazione (la paziente percepisce il bisogno di defecare, ma non riesce ad espellere le feci in modo soddisfacente).

Le cause del prolasso sono identificabili in alcuni fattori di rischio: gravidanza e parto, sovrappeso, sport ad alto impatto, stipsi, tosse e starnuti frequenti. Il coinvolgimento del pavimento pelvico riguarda sia la porzione muscolare di sostegno, spesso ipovalida, sia la porzione connettivale di sospensione, il cui danno determina lo spostamento verso il basso del viscere prolassato.

SINTOMI SESSUALI

Le disfunzioni sessuali consistono nella difficoltà o impossibilità ad avere rapporti sessuali, e/o nella mancata soddisfazione durante questi, e/o nel dolore che può accompagnare tali momenti. Essi possono riguardare sia il sesso femminile che quello maschile.

Per le disfunzioni sessuali femminili il pavimento pelvico può essere causa o conseguenza di queste, oppure essere uno degli elementi che mantiene questa complessa disfunzione.

Lo schema sottostante illustra l’influenza della zona relativamente alle disfunzioni sessuali femminili.

Nella donna esse sono classificate in:

  • disturbi del desiderio. Sono correlati al pavimento pelvico i disturbi da desiderio ipoattivo, presente sia quando tale zona è ipovalida (come nel post partum), poiché ridotte possono essere le sensazioni di piacere, sia quando esso è iperattivo (come nella sindrome del dolore pelvico cronico), quando il dolore presente inibisce il desiderio di avere rapporti sessuali;
  • disturbi dell’eccitazione. Il riferimento in questa sede è relativo alla mancanza o scarsa lubrificazione vaginale; essa può essere conseguente ad uno stato di ipovalidità del pavimento pelvico (con diminuzione delle sensazioni di piacere) o ad una iperattività (a cui può conseguire dolore);
  • disturbi dell’orgasmo. Essi possono verificarsi quando il pavimento pelvico ipoattivo determina una riduzione delle sensazioni in questa fase, oppure quando la sua iperattività determina dolore che impedisce alla donna di raggiungere l’orgasmo, oppure quando la donna già soffre di incontinenza urinaria (da sforzo o da urgenza) e l’eventualità che questo sintomo si presenti durante i rapporti inibisce questo evento;
  • disturbi caratterizzate da dolore.

I disturbi che sono caratterizzati da dolore sono: vaginismo e dispareunia.

  • Il vaginismo è la difficoltà o impossibilità della donna di realizzare la penetrazione, anche in presenza di desiderio; può essere primario (la donna non è mai riuscita a realizzare la penetrazione) oppure secondaria (si presenta ad un certo punto della vita, conseguentemente ad un evento, come il dolore dovuto a stato infiammatorio).
  • La dispareunia consiste nel dolore genitale persistente o ricorrente che si verifica ai tentativi di penetrazione vaginale o durante la penetrazione vaginale stessa.

Nell’uomo le disfunzioni sessuali maschili e il coinvolgimento del pavimento pelvico può altresì essere causa, conseguenza o sostenere i sintomi. Una condizione di ipotono muscolare può contribuire ad una riduzione dell’erezione o ad uno scarso controllo dell’eiaculazione con conseguente eiaculazione precoce. L’ipertono muscolare del pavimento pelvico può avere come conseguenza una eiaculazione ritardata (a causa della difficoltà di esplusione dello sperma) oppure un deficit erettile (dovuto ad una sofferenza dei tessuti e dei vasi sanguigni coinvolti nel meccanismo dell’erezione).

In ogni caso di disfunzione sessuale è importante considerare e valutare le possibili cause organiche (tra le quali è compresa la disfunzione del pavimento pelvico) e la possibile componente psico-relazionale. Talvolta entrambi gli aspetti possono coesistere.

DOLORE

La Sindrome del Dolore pelvico cronico è caratterizzata dalla presenza di dolore nella zona della pelvi presente da almeno 6 mesi o più.

Questa sindrome è solitamente una condizione altamente invalidante per la persona che ne è afflitta e spesso, oltre alla sofferenza determinata dal dolore stesso, causa cambiamenti negativi nella vita del paziente: depressione, ansia, disfunzioni sesssuali, limitazioni nella vita sociale e familiare, limitazioni nell’attività fisica, frustrazione, ecc.

Il dolore spesso viene riferito senza confini ben definiti (come può essere invece il dolore in una articolazione) e si può irradiare da una zona a quelle limitrofe.

Il coinvolgimento del pavimento pelvico  è relativo al suo ruolo come causa, conseguenza o fattore che determina il mantenimento o l’aggravamento dei sintomi.

I pazienti affetti da Sindrome del Dolore pelvico cronico riferiscono pertanto, oltre al dolore, anche sintomi relativi alle disfunzioni urinaria, ginecologica, colo-proctologica, muscolo-scheletrica. Possono essere pertanto presenti anche difficoltà alla minzione (vedi Sintomi urologici, Sintomi della fase di svuotamento), stipsi o costipazione, disfunzioni sessuali.

Inoltre la sindrome del dolore pelvico cronico può essere presente in contemporanea ad altre sindromi della pelvi, come la Sindrome del Colon Irritabile.

Numerosi sono perciò i termini che vengono utilizzati (talvolta impropriamente) a seconda della parte o organo che viene prevalentemente colpito dalla sindrome: vestibolite (infiammazione del vestibolo – porzione iniziale del canale vaginale), vulvo-vaginite (infiammazione della vulva e della vagina), uretrite (infiammazione dell’uretra), prostatite (infiammazione della prostata), ecc.

Talvolta viene fatto riferimento al nervo pudendo, che attraversa la pelvi e le sue strutture, quale causa della sindrome del dolore pelvico cronico.